PORTA BANDIERA
1 – Bandiera originaria di Lodi.
Nel 1158 i Milanesi conquistarono e distrussero la città di Lodi. L’immagine mostra un cavaliere milanese che tiene la bandiera della città conquistata. Quando Lodi fu ricostruita venne adottata una nuova bandiera con i colori invertiti. Trasformazione di una figura Durendall. 54 mm..
1 Bis a) b) – Milizie comunali veronesi, sec. XII.
Sul bassorilievo che decora la lunetta del portale della chiesa di San Zeno in Verona, a cui la composizione si ispira, sono presenti figure di fanti e cavalieri recanti scudi e bandiere decorati da una croce. Il bassorilievo è dipinto e, benché non sia agevole affermare che si tratti di policromia originale, la tracciatura scultorea delle croci è inequivocabile. In base a queste considerazioni ed al fatto che lo stemma di Verona comunale sia notoriamente d’Azzurro alla croce d’Oro, l’ipotesi ricostruttiva qui rappresentata è da ritenersi attendibile. Figure ottenute con l’utilizzo di materiali Andrea Miniaturas; il cavaliere è autocostruito. 54 mm..
2 Bis a) b) – Vitale Dandolo, ammiraglio di Venezia nel 1203.
Nell’Italia del primo Duecento l’araldica è ancora nella sua fase embrionale. Prima dell’avvento del noto leone alato di San Marco posto da solo ed in forme elaborate, l’emblema di Venezia prevedeva la rappresentazione del santo stesso accompagnato dalla sua simbolizzazione zoomorfa. Pezzi unici con l’utilizzo di materiale della ditta Aitna. 54 mm..
5 a) b) c) d) – Cattura di Enzo, re di Sardegna alla battaglia della Fossalta, 1249.
L’unica fonte che riporta lo stemma di Heinz (Enzio – Enzo), figlio naturale dell’imperatore Federico II, è lo stemmario inglese di Mattew Paris, contemporaneo. E’ documentato che Lambertino Lambertini (a sinistra) e Lambertolo Bottrigari (a destra) parteciparono alla cattura di re Enzo. Cavalli (nudi) di A. Iotti. Figure auto costruite. 54 mm..
21 – Milano, 1300 circa. Gaudenzio Marliani comandante di fanterie viscontee.
Armatura “all’eroica” ispirata a quella indossata da Napo della Torre così com’è raffigurato negli affreschi della rocca di Angera. Il porta bandiera è auto costruito; il capitano è la trasformazione (testa dell’autore) di una figura Pegaso. 54 mm..
25 a) b) – Le bandiere di Perugia guelfa nel 1335.
Da sinistra: Rainero de’ Cancellieri, Podestà; Niccolò Armanni della Staffa, con la bandiera del Popolo di Perugia ed il Capitano del Popolo Roberto Todini con la bandiera del grifone, simbolo della città. Composizione eseguita con l’utilizzo di materiali vari; 54 mm..
31 a) b) – La bandiera della città di Pisa portata da Petrilla degli Uberti, metà del XIV secolo.
Sul lato destro della coverta del cavallo la posizione delle partizioni dello stemma è invertita rispetto a quella dello scudo, come di regola. Cavallo (nudo) di A. Iotti. Figura auto costruita. 54 mm..
31 bis – Pietro Gambacorti, Capitano del Popolo di Pisa, 1369-92.
La mitica “Croce Pisana” con i suoi bracci pomettati altro non è se non la “Croce di Popolo”di quella città. Splendido lo stemma del Gambacorti: d’Oro al leone bandato d’Argento e di Nero. Pezzi unici con utilizzo di materiali eterogenei e profondamente rieleborati. 54 mm..
37 a) b) – L’insegna di Santa Chiesa intorno alla metà del Trecento.
Il cardinale Egidio Albornoz ed il da Varano, comandante delle sue milizie varcano l’Appennino romagnolo. Il vessillo in forma di labaro, la più appropriata per un’entità ecclesiastica, è tratto da una miniatura coeva. L’aspetto dell’Albornoz si ispira alle raffigurazioni del “Codice di Capodilista”. Lo stemma del da Varano presenta una particolarità: si tratta infatti del così detto “vaiato in punta”. Non sfugga il nesso Vaio/Varano. Figure autocostruite salvo il porta bandiera di derivazione Pegaso. 54 mm..
38 a) b) – La bandiera di Bologna Guelfa nel 1376.
Una bandiera con la scritta in oro “Libertas” fu donata alla città di bologna dai guelfi fiorentini. Il personaggio brandisce un’arma da botta detta “mazza all’italiana“. Autocostruzione integrata da parti Seil e Pegaso. 54 mm..
39 – I comandanti dell’esercito padovano alla battaglia di Castagnaro, 1387.
Francesco Novello da Carrara, signore di Padova, indossa un bacinetto rivestito da una guaina di paglia così come mostrano alcune raffigurazioni di armati nelle pitture murali padovane. Il suo scudo impala il carro dei Carraresi con la rossa croce patavina. Lo accompagna Giovanni Acuto (John Hawkwood), forse il più famoso di tutti i capitani di ventura stranieri che abbiano calcato il suolo italiano. La giornata di Castagnaro vide una presenza di bocche da fuoco davvero inusitate per l’epoca. Figure autocostruite; bombarda di produzione ceca. 54 mm..
40 a) b) – Vexillum Beati Georgii, Genova 1198.
Prima di acquisire la croce rossa in campo bianco tutt’ora in uso, il simbolo della Repubblica di Genova era l’immagine del suo protettore San Giorgio nella più antica e tipica rappresentazione cioè a cavallo nell’atto di uccidere il drago. Negli anni a cavallo fra il XII ed il XIII secolo Genova era sconvolta dalla lotta fra le fazioni che si contendevano il controllo della città. Lo scudo visibile nell’immagine “b” reca il bandato d’argento e di rosso dei della Volta, una delle consorterie più attive nel corso di quel confronto. Figure realizzate con l’uso di materiali delle ditte Aitna, Berruto e Andrea. 54 mm..
41 – Stendardo di Carlo di Durazzo, 1381.
Il Metropolitan Museum di New York espone un pannello di cassone dipinto da un anonimo artista di scuola fiorentina conosciuto come “Maestro di Carlo di Durazzo”. La scena dipinta ritrae Carlo che con il suo esercito assedia e conquista Napoli, di cui diventerà re; siamo nel 1381. Su tale pannello è visibile, insieme ad altri tre, uno stendardo attribuibile per l’araldica che vi compare allo stesso Carlo. Di straordinario interesse sono sia la forma dello stendardo, con la lunga coda che accompagna lo sviluppo del battente, sia la presenza nonché la distribuzione dei vari elementi araldici angioini quali la croce d’oro del regno di Gerusalemme, la bordura composta d’argento e di bianco, del seminato di gigli di Francia e soprattutto il così detto “capo d’Angiò” la cui scansione gigli d’oro-lambello rosso si ripete occupando la coda per tutta la sua lunghezza. L’armatura “all’eroica” del personaggio con le sue decorazioni a girali, è tipica dell’area napoletana nel corso di tutto il XIV secolo. Figura della ditta La Fortezza modificata. 60mm..
42 – Bandiera della famiglia da Polenta, signori di Ravenna, 1350 ca.
Lo stemma dei da Polenta presenta alcune varianti cromatiche a seconda del periodo e delle ramificazioni della famiglia. Quello visibile qui è il più accreditato per appartenere al ramo principale della famiglia, che signoreggiò la Ravenna del XIV secolo (Ostasio I, Lamberto II, Pandolfo, ecc.). Di notevole impatto visivo si segnala la rara concomitanza su uno stemma di struttura grafica così antica e semplice, quale una singola aquila, dei due metalli e delle due tinture principali della tavolozza araldica. Pezzo unico derivato da materiali Pegaso. 54 mm.
43 a) b) – Re Manfredi di Sicilia alla battaglia di Benevento, 26 febbraio 1266.
Manfredi cadde a Benevento nel corso della battaglia che lo vide contrapposto a Carlo d’Angiò. Manfredi tiene nella destra l’elmo con l’aquila che si staccherà inopinatamente dall’elmo presagendogli l’esito funesto della giornata. Sulla coverta l’aquila in campo bianco è quella di re di Sicilia, mentre quella in campo giallo con banda bianca sovrapposta è di bastardigia imperiale (Fonte araldica tedesca). Manfredi era figlio illegittimo dell’imperatore Federico II e di Bianca Lancia, famiglia alla quale appartiene il porta bandiera raffigurato anche se non tutte le fonti concordano sulla attendibilità dello stemma qui rappresentato. Composizione in 54 mm. ottenuta con soggetti autocostruiti su cavalli nudi della ditta Elisena. Pittura di Fabrizio Cheli.
44 a) b) – Clarito Pigli, Console di Firenze, 1202.
La bandiera di Firenze, rossa con il giglio bianco, è quella originaria. Con l’avvento del governo di “Primo Popolo” nel 1250, i colori vennero invertiti. Il pigli comandava l’esercito fiorentino in occasione della guerra contro Semifonte che si concluse con la sua distruzione. Figura in 54 mm. della ditta EK Castings revisionata; elmo autocostruito.