MONTAPERTI (diorama)
Il diorama comprende 30 figure a piedi, 17 a cavallo ed un carro.
Collaboratori: P. Fanfani , M. Giuliani, A. Iotti, M. Lucchetti, N. Rivieccio, C. Rossi.
Figure in 54/60 mm.
Anno di realizzazione: 2000.
Best of show a Chicago 1999
Dimensioni: cm 57×27.
3 – Dettaglio del Diorama.
Visione in dettaglio dell’apparato de la Martinella, campana di guerra fiorentina appesa ad un campanile di legno montato su un carro. Il “Codice Chigiano” conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, versione illustrata dei primi dieci libri della “Nuova Cronica” di Giovanni Villani, contiene due miniature raffiguranti la Martinella.
9 –Gli arcatori del contado fiorentino.
Gli arcatori del contado fiorentino. La croce rossa che fregia alcuni personaggi è quella rappresentativa del Popolo di Firenze. Non si può escludere che la Croce di Popolo, pur non citata dal Villani nel novero delle insegne guerresche di Primo Popolo potesse essere adottata, quale elemento fra i più inequivocabili della simbologia guelfa, già al tempo di Montaperti.
10 – Fanteria fiorentina.
La fanteria fiorentina inizia a scompaginarsi sotto l’attacco della cavalleria nemica. Tutti gli elementi dell’armamento offensivo e difensivo (imbottiti, incoiati, cervelliere, cappelli di ferro, armi d’asta, acc.) presenti sui fanti di questo diorama, sono tratti dalle miniature del codice di fattura francese e datato intorno agli anni 50 del XIII secolo, conosciuto come “Bibbia Maciejowki” e conservato presso la Pierpont Morgan Library di New Vork.
19 – Giovanni del Tondo.
Il personaggio in verde è il cavaliere senese Giovanni del Tondo, porta bandiera del Terzo di Città caduto in combattimento. La foggia dell’elmo si ispira ad un disegno presente nel “Mobilier Français” di Viollet-Le-Duc. Le croci bianche in campo rosso che decorano la coverta sono un segno di appartenenza al Terzo di Città.
20 – Manente degli Uberti, detto Farinata.
Il primo personaggio a sinistra è Farinata degli Uberti, capo degli sbanditi ghibellini di Firenze. L’arme Uberti si blasona come segue: partito, al primo d’Oro alla mezz’aquila di Nero movente dalla partizione, al secondo scaccato d’Oro e d’Azzurro. Il Crollalanza inverte il partito.
23 – Giunta della Vigna.
Immagine singola del miles carrocci fiorentino Giunta della Vigna. L’elmo è caratterizzato da una porzione facciale mobile incernierata, principio costruttivo raro ma documentato. La croce “piccola”, rossa in campo bianco, è quella che il Villani cita come pertinente alla guardia del Carroccio.
26 – Cavaliere senese della famiglia senese dei Salimbeni.
Immagine singola di un membro della famiglia senese dei Salimbeni, schiatta nobilissima, ricchissima e di accesa fede ghibellina. La decorazione della coverta riecheggia tipologìe germaniche; il cappello di ferro crestuto è dipinto ai colori dell’arme.
27 – Cavaliere senese della famiglia Tolomei.
Di questa immagine singola di un cavaliere senese si ignori lo stemma. Un approfondimento successivo ha chiarito che i Tolomei erano guelfi e quindi proporre un personaggio di questa famiglia fianco a fianco con un Salvani ed un Salimbeni probabilmente non è un’idea brillantissima….! Di contro molto significativa la maschera metallica applicata alla cuffia dell’usbergo, documentata in una miniatura inglese della metà del duecento.
28 – Cavaliere senese della famiglia Montanini.
Immagine singola di un cavaliere senese della famiglia Montanini. Il suo elmo “a staro” molto moderno e di forme tedesche è dipinto “allo stemma”. Pare intuibile che la forma aulica ed anticheggiante di definire lo stemma arme nasca proprio dalla pratica di dipingere parti dell’armamento (scudo, elmo, sella) con i colori dello stemma.
29 – Cavaliere senese della famiglia Beccarini.
Immagine singola di un cavaliere senese della famiglia Beccarini. La protezione di gamba consistente in una serie di placchette discoidi applicate su un supporto avvolgente la parte anteriore dell’arto è di un tipo arcaico in uso durante alcune decadi precedenti come dimostrano numerose miniature, perlopiù inglesi, datate attorno agli anni ’40 del XIII secolo.