MONTAPERTI

1 a) b) c) d) e) – Jacopo del Nacca de’ Pazzi aggredito da Bocca degli Abati.

Si narra che Bocca degli Abati, membro di una famiglia ghibellina fiorentina non bandita dalla città, tradì tagliando la mano di Jacopo del Nacca de’ Pazzi che teneva la bandiera di Firenze. L’episodio provocò l’inizio dello scompaginamento della cavalleria fiorentina e di conseguenza di tutta l’oste guelfa. Le fonti non concordano su quale bandiera, fra le varie possibili, Nacca recasse effettivamente per cui quella con il giglio è stata scelta come la più appropriata a rappresentare Firenze. Elaborazione di materiali della ditta Pegaso; 54mm..

2 – Jacopino Rangoni, Podestà di Firenze.

Il modenese Jacopino Rangoni è citatato nel Libro di Montaperti come a capo dell’esercito fiorentino insieme al Capitano del Popolo Filippo Visdomini. Pezzi unici in 54 mm. con uso di materiale vario.

 

3 a) b) c) – Berlinghiero di Vagliente Marsili.

Berlinghiero era un Dominus, vale a dire un cavaliere e all’inizio della campagna che si sarebbe conclusa nella giornata di Montaperti era stato eletto Capitaneus Exerciti in rappresentanza del sestiere di Oltrarno. La decorazione araldica della coverta mostra l’insegna dell’oste fiorentina (partito d’argento e di rosso) e del sestiere (d’argento al ponte merlato di rosso). Lo scudo reca il più probabile degli stemmi Marsili reperibili nei vari stemmari fiorentini: di rosso ai 6 (1,2,2,1) cinquefoglie d’argento. Pezzo unico con uso di materiali delle ditte Al Charles ed Elisena, testa Pegaso; 54mm.

 

4 – Bernardo Cavalcanti, cavaliere fiorentino.

Il Libro di Montaperti indica il Dominus BernardusCavalcantis come uno dei due Consiliarii (consiglieri) dei due Capitanei per il sestiere di Borgo; si tratta in questo caso di una delle nomine fatte nel febbraio del 1260. Si notino fra l’altro l’eccezionale, ma ben documentata, barda di maglia di ferro e la cuffia ad armare; il pennoncello giallo è purtroppo errato avendo dovuto essere bianco e azzurro. Bellissimo il seminato di croci ricrocettate rosse. Uomo autocostruito, cavallo Elisena modificato, volto Pegaso, 54mm..

5 a) b) – Giannozzo Giandonati e Gaglia di Upizzino Sacchetti, guelfi fiorentini.

Come Gonfaloniere il primo e Distringitore il secondo, Giannozzo e Gaglia erano alla testa dei Milites Carroccii, corpo scelto di cavalieri a guardia del carroccio fiorentino. Il Giandonati indossa una veste dove si alternano lo stemma di famiglia e quello rosso con la croce piccola bianca relativo all’insegna dei Milites Carroccii ; il casco a nasale porta i colori dell’oste fiorentina. Nel Sacchetti si osservino la cuffia ad armare e la sopravveste ad araldica piena: d’argento a 3 bande di nero. Figure Pegaso elaborate; pittura Fabrizio Cheli; 54mm..

6 a) b) – Alberto Orlandini, guelfo fiorentino.

Si tratta di uno degli otto armati a cavallo provenienti dal sestiere di Borgo che, come riporta il Libro di Montaperti, erano stati eletti a guardia del Carroccio in rappresentanza del loro sestiere. Alberto si protegge il capo con un elmo a staro piuttosto primitivo, composto da tre sole piastre principali (anteriore, posteriore, cielo) dipinto con il duplice scopo decorativo e di protezione. la sua “robusta” fede guelfa è testimoniata dalla presenza sulla coverta del cavallo delle insegne civiche del sestiere di appartenenza giustapposte a quelle di famiglia. Si osservino in tal senso il “becco” nero di Borgo ed il palato d’argento e d’azzurro della sua cavalleria. Figura in 54mm. autocostruita su cavallo MModel modificato.

7 – Fante fiorentino con bandiera.

Sul Libro di Montaperti si legge: – Infrascripti sunt illi qui portare debeat banderias Postarum exercitus. – Questo reparto detto anche Posta Campi doveva essere, anche se non si hanno notizie precise, una sorta di corpo appiedato di vigilanza generale. Anche in questo caso gli armati ed i loro vessilliferi venivano eletti traendoli da ciascun sestiere. Come si può osservare qui l’insegna della Posta Campi è la croce piccola rossa su bianco. Poiché le insegne della Guardia del Carroccio e quella del Campo sono sempre citate insieme ed indifferentemente una rossa ed una bianca, ciò potrebbe anche significare che, come per i palvesari, i reparti provenienti da tre sestieri avessero l’insegna rossa e gli altri tre quella bianca, con croce piccola di colore invertito. Ben inteso senza distinzione fra Milites e pedites Carrocci e Posta Campi. La figura rappresenta Neri di Lamberto Frescobaldi di Oltrarno. Figura in 54 mm. Autocostruita.

 

8 – Cambio Giugni, fante fiorentino.

 

Lo scudo reca i colori della “Società Militare del Vaio”, una delle tre in cui erano inquadrati i fanti del sestiere di Porta san Piero. La protezione della testa consiste in un casco a cielo piatto e munito di visiera da cavaliere dei primi del Duecento e dunque obsoleto ma non disdegnato da un popolano in armi. L’arma brandita dal personaggio è una giusarma ad un solo taglio. Anche per la fanteria (pedites) erano previsti Capitani, Distringitori e Consiglieri. Trasformazione di una figura della ditta Ronin; 54mm..

9 a) b) c) – Bonconte Monaldeschi, guelfo orvietano.

I Monaldeschi erano una delle più importanti famiglie di Orvieto ed il loro schieramento politico variava in funzione della propria convenienza nei rapporti di forza con i loro rivali cittadini. Alcune fonti riportano che Bonconte si distinse (cadde?) a Montaperti combattendo per i guelfi. Lo stemma sullo scudo è trattato con la tecnica detta del “diaprato”, diversamente dalla coverta damascata. Si noti la maschera di piastra metallica fissata alla cuffia dell’usbergo. Il pennoncello è decorato con l’aquila bianca in campo rosso di Orvieto. Figura della ditta Pegaso in 54mm. modificata.

 

10 a) b) c) – Niccolò Garzoni, guelfo lucchese.

 

I fanti lucchesi furono l’ultima componente dell’esercito guelfo a cedere alla pressione vincente dei ghibellini. Uno dei capi lucchesi era Niccolò Garzoni che combattè valorosamente. Il modello lo rappresenta con un’armatura di scaglie metalliche detta brunia ed una cervelliera globulare rigida indossata a protezione del cranio sotto la cuffia dell’usbergo di maglia di ferro. I fanti indossano a protezione gli elementi imbottiti e di cuoio tipici dell’epoca. Il troncato d’argento (bianco) e di rosso visibile sul petto del primo fante e sullo scudo del secondo è lo stemma di Lucca. composizione in 54 mm.. Fanti e cavaliere autocostruiti, cavallo della ditta La Meridiana modificato.

11 – Provenzano Salvani, capo del partito ghibellino di Siena.

Provenzano è qui rappresentato avvolto dal suo apparato araldico tale da conferirgli un look decisamente ghibellino malgrado il suo elmo moderno e francesizzante. Provenzano Salvani pagò con la vita la giornata vittoriosa di Montaperti dieci anni dopo nel corso della battaglia di Colle Val d’Elsa. Stemma: Troncato d’oro e d’azzurro, caricato di 3 stelle a 8 punte dell’uno nell’altro, 2 in capo 1 in punta. Figura in 54 mm. autocostruita su cavallo della ditta PZ modificato.

12 a) b) – Andrea Beccarini, ghibellino senese.

 

Andrea Beccarini cadde in battaglia e venne sepolto in Duomo dove ancora si conserva la lapide. Lo stemma è riportato sullo scudo e, ad “araldica piena”, sulla coverta del cavallo, i cui colori, l’oro (giallo) ed il nero si ripetono sul cappello di ferro.

13 a) b) – Giacomo del Tondo, ghibellino senese.

Giacomo del Tondo era gonfaloniere del terziere di Città la cui insegna è la croce bianca in campo rosso (qui con il cantone sinistro ipoteticamente caricato di una “balzana” di Siena). Giacomo rende omaggio alla sua carica intervallando sulla coverta il suo stemma con il bianco e nero (balzana) di Siena e con la croce del terziere di Città. Alcuni armoriali senesi più tardi riportano il nominativo “Tondi” con stemmi del tutto analoghi a quello della figura in oggetto e comunque tali da far ritenere che l’elemento “tondo” che li caratterizza dia luogo ad una sorta di “arma parlante”. Figura della ditta Pegaso modificata, 54 mm..

 

14 – Porta bandiera della cavalleria senese.

 

La bandiera con l’immagine di San Giorgio è qui portata da un anonimo cavaliere il cui aspetto è dominato dal ripetersi dei simboli civici di Siena sullo scudo e sulla coverta. Notevoli la redine di catena e l’elmo colorato di rosso e d’oro. Pezzo unico in 54 mm. con uso di materiali della ditta Romeo Models.

15 a) b) – Aldobrandino Aldobrandeschi, ghibellino maremmano.

Si osservi la carica araldica atipica costituita da un’aquila e un leone uniti addossati. Aldobrandino era a capo del ramo principale della famiglia Aldobrandeschi che signoreggiava sulla bassa Maremma. Figura in 54 mm. autocostruita.

 

16 a) b) – Giovanni Ugurgieri, ghibellino senese.

Anche in questo caso (vedi fig. 12) una lapide sita nel Duomo di Siena segnala la sepoltura di questo cavaliere ghibellino. Il suo stemma, che non mi azzardo a blasonare, risulta tanto bello quanto atipico. Messo a terra dalla botta di una lancia, Giovanni prova a porre mano alla spada; non ne uscirà vivo. In questa figura risultano ben visibili le protezioni imbottite alla parte superiore delle gambe e sotto l’usbergo di maglia di ferro. Pezzo unico in 54mm. con uso di materiali Pegaso e Al Charles.

17 a) b) c) d) – Farinata degli Uberti, ghibellino fiorentino.

Manente degli Uberti, detto Farinata per il colore biondo dei suoi capelli era il capo dei fuoriusciti ghibellini fiorentini e in quel ruolo partecipò alla battaglia di Montaperti. Figura autocostruita, cavallo della ditta Pegaso modificato; 54 mm..

 

 

18 a) b) – Berchtold, conte d’Arras.

Berchtold era uno dei comandanti del contingente di cavalieri tedeschi mandati da re Manfredi in aiuto di Siena. Figure in 54 mm. ottenute con componenti delle ditte Pegaso, Eisenbach e La Meridiana rielaborate.

19 – Donatello di Tarlato, guelfo aretino.

Questo personaggio apparteneva a una delle più importanti famiglie aretine. Il monumento al vescovo Tarlati sito nel duomo di Arezzo è una delle opere d’arte più significative della città. Figura in 54 mm. autocostruita.

20 – Bandiera della cavalleria dei ghibellini fuoriusciti.

 

Si narra che la bandiera della cavalleria dei ghibellini fuoriusciti dalle città toscane guelfe fosse una pantera al naturale su fondo azzurro. Il personaggio porta allo scudo il giglio di Firenze ghibellina, bianco in campo rosso, Figura in 54 mm. Autocostruita, cavallo nudo di A. Iotti.